giovedì 28 febbraio 2013

L’Italia in prima fila nell’outsourcing in Europa


+72% nel 2012: è l’aumento medio di spesa che le imprese italiane hanno dedicato all’esternalizzazione, fotografato dall’inedito studio di Freelancer.com che ha analizzato offerta e domanda nel mercato di outsourcing nel nostro Paese.

Le imprese italiane hanno aumentato la loro spesa per l'esternalizzazione di oltre il 72% nel 2012 e prevedono di aumentare il budget per l’outsourcing nel 2013, ponendo l'Italia all'avanguardia nel mondo rispetto ai cambiamenti tecnologici più avanzati: è questo uno dei dati emersi nell’inedito studio di Freelancer.com, la più grande piattaforma mondiale di outsourcing e crowdsourcing dedicata all’incontro tra domanda e offerta di lavoro indipendente.

Freelancer.com ha rivelato che le imprese italiane hanno aumentato la loro spesa per free-lance nel 2012 della percentuale record di 72%. Queste cifre confermano i dati economici che, nonostante l’attuale delicata congiuntura economica, vedono le aziende in Italia utilizzare l'outsourcing per diventare ancora più competitive.

I dati dell’indagine svelano anche che le registrazioni al sito sono aumentate del 37% nel solo 2012, dimostrando che sempre più aziende in Italia hanno bisogno di esternalizzare i lavori high tech, di traduzione e di marketing per consentire loro di raggiungere professionisti in tutto il mondo.

I dati hanno inoltre rivelato che l'Italia è anche il paese in Europa che conta più liberi professionisti, mentre i free-lance italiani hanno incrementato i propri guadagni attraverso Freelancer.com del 73%. I liberi professionisti italiani utilizzano il sito per entrare in contatto con datori di lavoro in tutto il mondo.

L’analisi, condotta su tutte le 30mila imprese italiane presenti su Freelancer.com, permettendo di avere uno sguardo lucido e dettagliato della situazione delle imprese italiane (soprattutto le PMI), ha rivelato che vi è stata una crescita del 46% di assunzioni di ingegneri IT, il 34% di web designer, il 28% per i lavori in outsourcing di progettazione grafica, mentre il 26% e il 14% per lavori rispettivamente di scrittura e di marketing.

«Le cifre di Freelancer.com - spiega Matt Barrie, CEO di Freelancer.com - mostrano che l'Italia è destinata a diventare una delle economia in più rapida crescita in Europa per quanto riguarda l’outsourcing. Ciò significa che le piccole imprese italiane stanno assumendo esperti esterni per svolgere il lavoro che non possono portare avanti internamente: dalla progettazione di sistemi IT intelligenti che aiutino a gestire le loro aziende in modo più efficiente e di siti e-commerce dinamici, ad esperti di marketing, finance e contabilità. Da sottolineare, inoltre, che le piccole imprese utilizzano di più l’esternalizzazione in quanto la crescita dei siti di outsourcing dà loro fiducia e protezione. Con free-lance recensiti per la qualità dei loro servizi e sistemi di pagamento che garantiscono la sicurezza, le piccole imprese sono ora in grado di gestire una forza lavoro diversificata con i sistemi di gestione affidabili e facili da usare».
***
Freelancer.com, vincitore del premio Webby, la più grande piattaforma mondiale di outsourcing e crowdsourcing dedicata all’incontro tra domanda e offerta di lavoro indipendente. Attraverso Freelancer.com, le aziende entrano in contatto con free-lance e liberi professionisti. Freelancer.com collega oltre 6,7 milioni di figure professionali provenienti da tutto il mondo. Attraverso il nostro sito, i datori di lavoro possono assumere liberi professionisti per svolgere missioni in ruoli quali software, scrittura, data entry e design in settori quali ingegneria e scienza, vendite e marketing, contabilità e servizi legali. Le offerte di lavoro partono da una richiesta di £ 20, mentre il prezzo medio per un lavoro è di meno di £150, rendendo Freelancer.com estremamente conveniente per le piccole imprese e gli imprenditori, che spesso hanno bisogno di una grande varietà di competenze per i lavori da svolgere, ma non può giustificare la spesa di assumere un dipendente a tempo pieno.

mercoledì 27 febbraio 2013

In italia 1 impresa su 10 a forte rischio di insolvenza nel 2013. solo il 6% del totale e’ veramente affidabile


L’analisi di CRIBIS D&B mette in evidenza come, a 5 anni dall’inizio della crisi, le difficoltà delle imprese italiane non siano assolutamente superate

A fine dicembre 2012 l’11,26% delle imprese italiane presentava un'alta rischiosità di generare insoluti commerciali nei confronti dei propri fornitori nei 12 mesi successivi, mentre un altro 45,89% si caratterizzava per una rischiosità media. Solo nel 6,08% dei casi si osservava una rischiosità bassa (nel 2008 invece era quasi al 10% la percentuale di imprese totalmente affidabili) e, per il restante 36,77% del totale, medio – bassa.
È quanto emerge dall’Osservatorio sulla rischiosità commerciale realizzato da CRIBIS D&B, società del Gruppo CRIF specializzata nelle business information, che analizza il grado di affidabilità delle imprese italiane e la loro capacità di fronteggiare gli impegni presi nei confronti dei propri fornitori, con la conseguente probabilità di generare insoluti commerciali nei 12 mesi successivi. Nello specifico, l’analisi di CRIBIS D&B mette in evidenza come, a 5 anni dall’inizio della crisi, le difficoltà delle imprese italiane non siano assolutamente superate. Al contrario, molte imprese che a fatica erano riuscite a non soccombere durante questa durissima fase congiunturale, spesso anche facendo ricorso all’impiego diretto di capitali propri, stanno accentuando i segnali di repentino cedimento con evidenti ripercussioni anche sui propri partner commerciali. Questo fa sì che molti fornitori si trovino, quasi inaspettatamente, a dover gestire insolvenze da parte anche di clienti storici, che si erano sempre dimostrati solidi e buoni pagatori.

“I dati che abbiamo rilevato a fine 2012 confermano l’impressione generale di un contesto economico tendenzialmente più rischioso e, soprattutto, più ‘fluido’, cioè maggiormente caratterizzato da cambiamenti repentini, sia a livello di controparti (clienti e fornitori), sia a livello di andamento di mercato – illustra Marco Preti, Amministratore Delegato di CRIBIS D&B -. Basti pensare che, nel corso del 2012, 1 insoluto grave su 4 è provenuto da clienti con un’anzianità superiore ai 5 anni, quindi da clienti storici che si pensava di conoscere bene e su cui di solito le aziende sono molto esposte sia come valore della fornitura, sia come tempi di pagamento”. 

Rischiosità commerciale in costante crescita

Dall’analisi comparata degli ultimi 5 anni emerge una netta tendenza al peggioramento della rischiosità commerciale, con le imprese inserite nella fascia a massima rischiosità che sono progressivamente aumentate, passando da una quota pari all’8,99% del 2008 all’11,26% dell’ultima rilevazione. Nel medesimo periodo di osservazione, la percentuale di imprese caratterizzate da una bassa rischiosità è diminuita, passando dal 9,53% del 2008 fino al 6,08% di fine 2012. A conferma del progressivo deterioramento della situazione, ugualmente tra il 2008 e il 2012 la percentuale di imprese con una rischiosità media di generare insoluti commerciali è cresciuta di 10,94 punti percentuali e ha raggiunto il 45,89% del totale mentre si è progressivamente ridotta la quota di imprese con rischiosità medio-bassa (-9,76 punti percentuali in 5 anni).

“Le imprese stanno reagendo a questa delicata situazione nell’unico modo possibile, cioè investendo in nuove procedure di gestione del portafoglio clienti, nuove politiche commerciali per la definizione dei termini di pagamento e nuovi strumenti per acquisire tempestivamente le informazioni e per la gestione dei crediti insoluti. Interventi non a costo zero, ma che renderanno le aziende più forti – commenta Preti -. Del resto è sempre più determinante conoscere meglio le imprese con le quali si fanno affari e adottare un’efficace politica di gestione del rischio di credito commerciale che, attraverso strumenti adeguati, consenta di individuare i segnali che vengono dal mercato e dalla propria clientela. In particolare, è fondamentale gestire e monitorare efficacemente i comportamenti di pagamento dei propri clienti, che rappresentano la fotografia più affidabile dello stato di salute di un’azienda”. “Per fornire risposte concrete in questo scenario ancora caratterizzato da una grande incertezza, CRIBIS D&B investe costantemente nella qualità delle informazioni e in soluzioni, come CRIBIS.com e CRIBIS iTRADE Lab, che consentono alle imprese di semplificare le loro operazioni quotidiane e di sfruttare al meglio l’enorme patrimonio informativo che viene messo a loro disposizione” - conclude Preti.

 

lunedì 18 febbraio 2013

Insieme per Ubi Banca. Siracusano: bisogna investire sulla “Grande Milano”


Bruno Siracusano, membro del Consiglio Direttivo dell’associazione di azionisti “Insieme per Ubi Banca” ha dichiarato che la migliore opportunità per la crescita del Gruppo passa attraverso il potenziamento delle attività nell’area della “Grande Milano”, vero caposaldo economico-finanziario del Paese, destinato, con Expo 2015, ad acquisire una visibilità mondiale e divenire luogo di incontro e di startup di nuove iniziative imprenditoriali. Per questo la nuova governance dovrà analizzare con attenzione la struttura e l’articolazione territoriale del Gruppo al fine di evitare presenze ridondanti in alcune aree ed ingiustificate carenze in altre.


Siracusano ha anche ribadito la necessità di far crescere il peso del brand Ubi Banca che, attualmente, considera troppo limitato per un istituto che sta ottenendo valutazioni e giudizi lusinghieri dai grandi operatori finanziari internazionali. E proprio a tale proposito ha voluto ricordare la necessità di potenziare le attività a maggior valore aggiunto, quali l’intermediazione finanziaria evoluta sul mercato domestico e soprattutto su quello estero, attraverso accordi con qualificati corrispondenti e partner internazionali, nonchè le attività Corporate & Investment, puntando sulle professionalità già presenti nell'istituto: “una scelta che consentirà al Gruppo – ha concluso Siracusano – di aumentare la capacità di generare utili e di migliorare al tempo stesso la struttura del credito ed il servizio offerto alle imprese-clienti”.
www.insiemeperubi.it 

Bruno Siracusano si è laureato in Bocconi, dove ha svolto per anni attività di docenza, è stato Direttore Esecutivo di Borsa Italiana. In precedenza ha ricoperto incarichi di vertice in vari gruppi finanziari: Amministratore Delegato e Direttore Generale della SIM del Gruppo Banca Popolare di Milano; Partner Fondatore di Akros Finanziaria; Responsabile Mercati Obbligazionari di SIGE Finanziaria (Gruppo IMI).


“Insieme per Ubi Banca” ha sede a Milano, Corso Magenta, 42 
Tel. 338 2784790 / e.mail: segreteria@insiemeperubi.it 
Tutte le informazioni e la modulistica per la domanda di adesione all’Associazione sono reperibili sul sito www.insiemeperubi.it 




sabato 9 febbraio 2013

FARE BUSINESS IN BRASILE Meno tasse e burocrazia e molti altri vantaggi per le imprese che scelgono la CCIB come partner

Grazie a un accordo siglato il 10 gennaio tra la Camera e le maggiori cariche del Paese brasiliano, le imprese italiane potranno godere di significativi privilegi. Mondiali di calcio 2014 e le Olimpiadi 2016, così come la scoperta di giacimenti marini di oil & gas, sono occasioni d'oro per chi si occupa di infrastrutture e per tutto l'indotto.

Ora le aziende italiane possono godere di un interlocutore diretto, la Camera di Commercio Italo Brasiliana (CCIB), nei confronti degli organi Statali e Municipali del ricco Stato brasiliano dell'Espírito Santo. Infatti il 10 gennaio il Segretario di Stato in Carica, Cristina Vellozo Santos, il Presidente della Banca di Stato allo Sviluppo Economico – BANDES, João Guerino Balestrassi e il Presidente CCIB, Luciano Feletto, hanno firmato un Protocollo di collaborazione mirato proprio al sostegno delle imprese Italiane e brasiliane interessate a valutare affari rispettivamente nello Stato dell'Espírito Santo e in Italia. L'evento si è svolto nel Palazzo Anchieta – Sede del Governatorato dello Stato dell’Espírito Santo, alla presenza, quali testimoni firmatari, del Governatore dello Stato Renato Casagrande e del Segretario di Stato allo Sviluppo Economico Nery Vicente Milani De Rossi, entrato in carica nel gennaio scorso.
Meno tasse e una maggiore velocità di disbrigo delle pratiche burocratiche, sono due tra i numerosi e significativi vantaggi dei quali potranno godere le imprese italiane che prenderanno contatto con questo Stato attraverso CCIB.
Sarà più semplice e gratuito valutare azioni e insediamenti, approfondendo in via preventiva qualsiasi azione, i bisogni, le strategie, il mercato, le opportunità e quanto necessario a rendere operativa e di successo un'azione economica o produttiva. Il Protocollo di collaborazione favorisce partnership e insediamenti di imprese italiane interessate all’apporto di proprie conoscenze imprenditoriali, tecnologie e know how nei settori in grande sviluppo e trainanti dello Stato – Oil & Gas, Graniti, Marmi e pietre ornamentali, Infrastrutture (strade, autostrade, porti), Meccanica industriale, Centri di ricerca avanzata – potendo contare su infrastrutture portuali, aeroportuali e stradali in grande sviluppo, e sull’appoggio e sostegno, anche finanziario, di progetti destinati a insediamenti locali.
L'Espírito Santo offre un mercato alquanto attrattivo per le imprese italiane perché una buona parte dei 190 miliardi di dollari stanziati in Brasile per lo sviluppo del settore oil & gas fino al 2019, a seguito della scoperta dei giacimenti marini di petrolio e gas, riguarda proprio questo Stato che, con soli 3 milioni e mezzo di abitanti, è il secondo produttore brasiliano nell’Oil & Gas e il Paese con il Pil più alto del continente.
Numerose sono le eccellenze produttive: laminati d’acciaio, marmi e graniti – il 70% della movimentazione brasiliana passa da lì –, caffè d’alta qualità e papaya; ed è grande esportatore di cellulosa. Inoltre, il 75% della popolazione è di origine italiana, quindi gioca a favore anche una certa affinità culturale. Nel mercato oil & gas, le nuove scoperte di giacimenti, dovranno essere potenziate con infrastrutture stradali e autostradali, l'edilizia civile e industriale e la meccanica di precisione, tutti ambiti dove gli italiani hanno molto da dire.
Dichiara Luciano Feletto, Presidente CCIB: “La concretizzazione di questo accordo mira a sostenere il Made in Italy nelle forme e organizzazioni d’agire adeguate a un Paese Partner che è diventato la 6ª potenza economia mondiale, con grandi opportunità di sviluppo legate anche ai Grandi progetti dei Mondiali di calcio del 2014, Olimpiadi del 2016 e delle importanti strutture che coinvolgono lo Stato dell’Espírito Santo e tutto il Brasile in generale, con l’opportunità per le Imprese italiane di trovare anche nuovi sbocchi a un mercato consumatore di sempre maggiore rilevanza”.

CAMERA DI COMMERCIO ITALO BRASILIANA
La CCIB, fondata nel 1954, è legalmente riconosciuta dal Ministero dello Sviluppo Economico di Roma ed è Registrata al n°18 nell'elenco delle Camere di Commercio italo estere o estere in Italia. Il suo obiettivo è fornire agli operatori economici delle due comunità di riferimento, italiani verso il Brasile e brasiliani verso l’Italia, informazioni, consulenza e assistenza. In particolare la CCIB intende informare e sostenere le Imprese italiane nelle loro azioni d’internazionalizzazione verso il Brasile; promuovere con altri Organi del “sistema Italia” eventi miranti al sostegno delle Imprese e del Made in Italy; fornire alle Imprese italiane adeguati servizi perché possano valutare, con conoscenze opportune, le loro azioni verso il Brasile; adottare metodologie di supporto e comunicazione alle Imprese ed Organi del “sistema Italia”; favorire, in ogni forma, le collaborazioni tra le due comunità economiche e istituzionali, utilizzando, caso per caso, le metodologie atte a favorire gli scambi tra queste diverse culture economiche. CCIB ha sede a Milano in via della Moscova 3 (tel. 026552044, camera@ccib.it – www.ccib.it e in Italia è presente con Uffici di Rappresentanza in Liguria, Friuli, Emilia Romagna e Lazio.

BRASILE: scheda del paese
Repubblica presidenziale con assetto federale dal 1891, il Brasile ha dimensioni e caratteristiche di un continente più che di un Paese, quindi avventurarsi per commercio o iniziative imprenditoriali in questa realtà, senza guide esperte, può esporre a seri rischi o far perdere preziose opportunità. CCIB aiuta a prevenire i rischi e a sfruttare al massimo le opportunità. Su una superficie di 8,5 milioni di kmq (2,2 volte l’Unione Europea dopo l’allargamento a 25 Paesi, e 28 volte l’Italia) il Brasile è diviso in 26 Stati che, con il Distretto Federale, sono convenzionalmente raggruppati in 5 grandi regioni. Ogni Stato ha regole, leggi, usi e costumi differenti, anche se per tutti la lingua è il portoghese e la moneta è il Real. Gli abitanti sono circa 186 milioni, quasi il 40% dell’Unione Europea, il triplo dell’Italia, il 30% ha meno di 14 anni e solo l’8% ha più di 65 anni. Quindi si tratta di un Paese giovane, con una grande spinta alla crescita. CCIB intende qualificarsi presso gli stakeholder come il centro di competenze e di partnership più affidabile per chi vuole cogliere le possibilità di questo mercato in pieno sviluppo e molto attratto dal Made in Italy.